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Yoga retreat Maratea- Diario del 03 giugno 2017

L’alba ci trova insieme per la meditazione, c’è chi si sofferma sotto il gazebo, chi prega camminando ai bordi della piscina, chi ha lo sguardo rivolto al mare. Dopo la sessione di yoga ci raccogliamo per una riflessione sulla ricerca spirituale e sull’occasione speciale e preziosa , in quanto esseri umani, di poter fare un cammino verso la felicità. Ogni giorno e in tante occasioni possiamo renderci conto di trovarci davanti ad un bivio e di dover decidere dove si vuole andare, ogni volta possiamo scegliere il bene o scegliere il male. Serve la conoscenza per affrontare questa tensione di dover fare un passo avanti.

Dopo colazione il programma prevede una passeggiata in cui rivediamo il rapporto monastico con Dio. La lettura della vita dei monaci è il ponte per accedere alla dimensione della bhakti, la felicità nella relazione con il Signore. Camminiamo lungo un sentiero sulla costa della montagna tra il profumo intenso delle ginestre e delle erbe aromatiche: poi il nostro passo si ferma e il nostro sguardo, meravigliato, si perde ad osservare. Contemplare il panorama ci fa percepire l’idea di immenso, di spazio, di infinito. Ovunque ci voltiamo la natura è spettacolo.

Lungo il percorso troviamo l’Eremo della Madonna della Pietà che doveva essere un rifugio per monaci itineranti che si spostavano da un monastero all’altro e che sostavano, abitualmente, in grotte o romitori che trovavano lungo la strada. 

All’interno ci sediamo per un canto. Attraverso le sue vibrazioni possiamo percepire una parte infinitesimale di quella che potrebbe essere la relazione con Dio. Abbiamo sperimentato un sentimento particolare in cui abbiamo provato emozioni che non appartengono più ad un aspetto razionale ma ad uno più profondo. 

Riflettiamo sul termine esichia che significa quiete ma anche pace profonda del cuore, condizione stabile per la meditazione. Viene raggiunta attraverso la solitudine e il silenzio esteriore ed è un mezzo per raggiungere l’unione con Dio attraverso la contemplazione e la preghiera ininterrotta.

Tra San Giovanni e l’Eremo della Pietà si trova la Cappella di San Paolo che risalirebbe anch’essa alla vita eremitica e l’interno contiene affreschi di epoca antica e altri più recenti, indizio di una frequentazione assidua conclusasi solo in tempi recenti.

Un temporale ci sorprende, in pomeriggio,  mentre visitiamo il centro storico di Maratea. Ci ripariamo sotto un portico della Chiesa di Santa Maria Maggiore e leggiamo alcuni versi dallo Srimad Bhagavatam, un’opera che racchiude i discorsi di persone evolute che si sono fatte domande sul Signore. Molti non sono ancora pronti a recuperare la relazione con Dio a causa di una serie di esperienze che ne hanno coperto la memoria. Il primo passo per far diventare la fede importante è realizzare il proprio sé spirituale . Esso si distingue dall’illusione materiale e ci fa percepire che le le forme temporanee materiali rappresentano solo un involucro. Quando l’individuo realizza il sé riconosce anche Dio.

Ritorna il sole e camminiamo fino ai giardini della villa comunale Cardinale Gennari: robusti pini e querce sono protesi in alto, verso l’infinito, con il loro verde intenso che si estende nell’azzurro del cielo. Lì intoniamo un bhajan. Il canto collettivo del mahamantra si trasforma in danza, in gioia che unisce, che fa alzare anche i più riservati e li collega ad un suono comune, ad un viaggio comune in cui si intravede la meta. Sorrisi, alcune lacrime, abbracci e la consapevolezza che la felicità è già dentro di noi. Ci si guarda e ci si riconosce come se fossimo stati insieme da sempre: e in effetti è proprio così.