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Yoga Retreat Sardegna - Diario 24 maggio 2019

Nell'attimo in cui si raggiunge uno stadio avanzato di profonda meditazione, il respiro tende a rallentare, rarefacendosi per mostrare, con il suo aspetto sottile, i più nascosti recessi dell'anima. Stamattina abbiamo la netta sensazione che la vita che ci circonda e la terra stessa che ci sorregge ci accompagnino in questo momento di impalpabile ma intensa connessione con il Tutto.

Con un'ispirazione veniamo al mondo, con un'espirazione lasciamo questo corpo. In mezzo c'è la vita. L'elemento Aria, che onoriamo oggi, è leggero, mobile, veloce, senza forma. E' anche il veicolo grossolano del prana, l'energia vitale che pervade l'universo, così come il pensiero ne costituisce il veicolo sottile. Durante la pratica yoga del mattino, con il respiro controllato e consapevole, il pranayama, riallacciamo la preziosa e terapeutica connessione tra mente e corpo, accedendo così alla realtà ulteriore, assoluta e spirituale.

Inspiro e comprendo dentro di me il mondo. Espiro e lascio andare. Nella vita possiamo perdere tutto: lavoro, ricchezze, affetti, reputazione, perfino il corpo. Ma la connessione profonda con il divino, lo stato di yoga, non potrà mai andare perduta.

Dopo colazione, visitiamo il nuraghe di Seruci, vicino a Gonnesa. Nell'uscire dall'autobus che ci ha condotti in questo luogo suggestivo e senza tempo siamo subito colpiti dalla complessità architettonica di questo caratteristico sito archeologico, fra i più importanti di questa zona della Sardegna.

I nuraghi sono strutture complesse e misteriose, la cui destinazione d'uso è da sempre al centro di molteplici e spesso discordanti interpretazioni. La teoria ufficiale, che li vede come edifici militari, oppure come residenze destinate alla famiglia di esponenti politici, è indebolita dalla presenza di una serie di prove che, a loro volta, reindirizzano l'interpretazione verso un'altra, affascinante direzione. Quella secondo la quale essi sarebbero stati veri e propri luoghi di culto. Templi, appunto, strutture architettoniche progettate e poi costruite appositamente per veicolare il senso del sacro tramite due elementi: la visibilità, vale a dire il rendere manifesto ciò che inizialmente è occultato, e la visione, ovvero l'atto tramite il quale si accede alla manifestazione dell'assoluto nel relativo attraverso l'insight intuitivo. Gli elementi architettonici complessi e ricercati, i dettagli decorativi, le offerte votive trovate in sito, l'ingresso che non respinge, ma al contrario invita ed entrare, la complessa rete di simboli numerologici, geometrici e astronomici presenti in queste imponenti costruzioni, sono tutti indizi che suggeriscono la possibilità che i nuraghi fossero, in realtà, importanti luoghi di culto.

Il tempio è un imago mundi, una riproduzione microcosmica del macrocosmo. Come luogo consacrato, esso monumentalizza il sacro. Tramite il tempio, i limiti connaturati al piano materiale, impermanente e relativo, sono trascesi tramite un processo di catarsi che purifica, elimina, scioglie e risolve.

Il progettista del tempio, l'architetto, è egli stesso uno specchio, su scala ridotta, di un ordine superiore. L'artifex umano intuisce l'opera sotto forma di una rivelazione proveniente dal dominio dello Spirito. Successivamente, egli la realizza nel mondo fenomenico, favorendo quel processo del venire-ad-essere del divino nel mondo che è parte integrante del rapporto mistico tra le due polarità dell'assoluto e del relativo, di ciò che permane e ciò che è mutevole, del divino  dell'umano.

La realizzazione dell'edificio sacro rende, allora, tangibile questa intenzione originaria di realizzare, cioè rendere percettibile ai sensi, l'alterità del sacro, altrimenti inconcepibile per la limitata coscienza umana. Un'intenzione che trascende l'artifex umano stesso e deriva da una fonte superiore, eterna e trascendentale, che tramite il tempio si rende manifesta nella stabile solidità della pietra.

L'armonia rappresentativa è il risultato di un complesso rapporto di felice sintonia tra le linee progettuali realizzate concretamente nella costruzione. I sensi dell'osservatore entrano in risonanza con questa forma tangibile dell'ordine universale, aprendosi al piacere. L'impianto verticalistico delle costruzioni sacre incarna un'euritmia ascetica che viene perfettamente controbilanciata dalla concretezza terrea della roccia.

Nel pomeriggio ci riuniamo per riflettere insieme su alcuni aspetti importanti che riguardano il tema dell'adorazione, tema anticipato e contestualizzato attraverso la presentazione del rapporto tra la dimensione spirituale e quella della materia. Per fare questo, ci soffermiamo a riflettere sull'affascinante e originale visione che la tradizione indovedica ha della struttura dell'universo. Il racconto che i Veda ci tramandano sui mondi tratta di uno fra i misteri più grandi per l'uomo: quanti mondi esistono? che forme hanno? dov'è il limite, posto che vi sia, dell'universo? Questo mistero esteriore, che ci avviluppa, si complementa con il mistero invece interiore, quello che riguarda le profondità dell'animo individuale e svelabile attraverso la pratica spirituale.  Entrambi questi misteri ci vengono rivelati nei testi vedici, attraverso il sapere non umano (apaurusheya) che essi contengono.

La cosmogonia vedica e puranica individua nello Hari dhama, letteralmente "la casa" o "il luogo di Hari" la sede più alta della dimensione spirituale. In particolari momenti di trasformazione che possono presentarsi nel cammino di crescita individuale, diviene possibile fare esperienza di uno di questi dhama, dimensioni spirituali ma anche coscienziali, nel mondo materiale, come immagini proiettate su una parete ma il cui referente è collocato altrove. Golokha Vrindavana è uno di questi e corrisponde al luogo in cui Krishna vive la sua relazione con Radharani, la forma più elevata di relazione con il divino. Poi c'è Mathura, dove vive Baladeva con i genitori. Questo dhama corrisponde a un livello di coscienza che attiene sempre alla relazione con Dio. Dvaraka, invece, è un dhama in cui tutti gli esseri sono in grado di apprezzare e onorare l'atman degli altri. Navadwipa è il dhama in cui nasce e vive Caitanya Mahaprabhu, la Persona che incarna il sentimento di amore profondo per Dio, la devozione. C'è anche Ayodya, il luogo dove si vive profondamente il servizio e che si è manifestato milioni di anni fa nella forma della vicenda che vede protagonisti Rama, Sita, Lakshmana e Hanuman, a sua volta narrata nel Ramayana. Infine c'è Vaikuntha, il luogo "senza ansietà", in cui gli esseri realizzano la natura identica a quella del Signore.

Dal principio eternamente presente negli Hari dhama, Hari, si produce il Maha-tattva, l'insieme di tutto ciò che è materia. Nella dimensione intermedia tra l'Hari dhama e il Maha-tattva si trova il Mahesha dhama di Shiva, che è la dimensione dell'effulgenza del Brahman. Il Maha-tattva è la dimensione in cui c'è Maha Vishnu, vale a dire Hari stesso che, in questo caso, riposa su un oceano causale e respira. Ad ogni espiro emana gli universi infiniti che poi vi galleggiano, compreso il nostro. Quando Hari inspira, avviene il loro riassorbimento e la prakriti, l'energia materiale, diviene immanifesta (avyakta), ritornando in Vishnu e restando in potenza (pradhana). Vishnu entra poi in ognuno di essi e in tutta la materia, come Paramatma. All'interno di questa dimensione spirituale, Brahma nasce ed opera per conto Suo, allo scopo di dare la possibilità ai jiva di manifestarsi in tutte le forme (Garbho Dakashai Vishnu). Le galassie sono contenute da sette strati. Il primo di queste è la terra, l'ultimo è l'etere, per questo motivo la nostra galassia galleggia nell'oceano causale.

All'interno di un universo dato, esistono poi vari livelli di mondi. Il più elevato di questi è il Satya Loka, l'universo di Brahma. Poi c'è il Sarva Loka, i mondi dei Deva e i pianeti dei Deva minori, il Bhurva Loka. Al di sotto di questi, si trova il Bhur Loka, il pianeta Terra ambito anche dai Deva perché in esso si può esprimere la realizzazione spirituale. Antariksha è un mondo che si trova in una dimensione intermedia tra il Bhurva e il Bhur, in cui si trovano i fantasmi. I Bila Loka sono i mondi sotterranei all'interno dei pianeti. Sono molto simili ai mondi dei Deva. In essi c'è però la gratificazione dei sensi ma, a differenza dei mondi superiori, regna una condizione di piacere nel tamas. Infine, ci sono gli Inferni, pianeti in cui si vive in ignoranza e in atroce sofferenza, a causa delle azioni colpevoli delle vite precedenti. La via della Bhakti stabilizza e centra l'individuo, proteggendolo dagli errori e dalle forze contrarie. Tutte le vie di yoga si sublimano in essa.

A questo punto ci siamo diretti nella suggestiva costa caratterizzata da alti faraglioni che si erigono a picco sul mare, per celebrare un antico rito di adorazione della Divinità. Accompagnati da mantra e canti abbiamo terminato questa intensa giornata offrendo, con amore, devozione e gratitudine, l'esperienza straordinaria che abbiamo vissuto in questa terra affascinante e misteriosa.