Himalaya - Diario del 3 settembre
“Shrila Prabhupada Vyasapuja”
Sul Maestro spirituale
Il nostro Tempio è all'aperto, lambito dalle acque sacre di madre Ganga.
Oggi si celebra il Vyasapuja di Shrila Prabhupada e il nostro Maestro ci spiega alcuni principi fondamentali dell'adorazione offerta al Guru.
“Ogni cosa che facciamo deve essere purnam, deve avere una pienezza, una completezza in sé, e ciò è possibile se operiamo costantemente in spirito di sacrificio.
La stragrande maggioranza della gente pensa che sacrificio significhi penitenza, fatica, pesantezza. In realtà il sacrificio produce leggerezza, vitalità, dolcezza, fiducia, visione lungimirante, poiché dà senso e completezza a tutto quello che facciamo”.
Mentre Matsyavatar Prabhu ci parla in questo modo, dall'altra sponda del fiume giunge il suono di mantra che accompagnano la celebrazione di un sacrificio del fuoco.
“Yajna Purusha è Dio, il destinatario e il beneficiario di ogni sacrificio. I nostri sacrifici dovrebbero essere rivolti a Lui, Vishnu, la suprema Persona che tutto penetra e sostiene”.
Oggi il fiume scorre più forte di sempre, a seguito delle forti piogge che ci sono state in questi giorni. Il paesaggio nebbioso di Rishikesh sembra surreale, di una dimensione altra. Pare di essere in un tempo non tempo, in uno spazio non spazio.
Quando arriva il crepuscolo offriamo puja a Shrila Prabhupada. “Se praticato nella maniera corretta e con le giuste motivazioni, il sacrificio può risolvere ogni problema esistenziale. I Veda stessi sono fondati sul sacrificio. Krishna nella Bhagavad-gita spiega che una persona può ottenere la serenità e l'appagamento completo dell'anima se realizza che Dio è il destinatario supremo di tutte le ascesi e di tutti i sacrifici.
Quando comprende che Dio è il sostegno di tutti i mondi e di tutti gli esseri, quando realizza che l'universo è un'unità inscindibile da tutte le sue creature, riconquista in sé quella completezza che è propria del progetto universale; viceversa non può che alienarsi a seguito della frammentazione della coscienza. Se l'attuazione della nostra potenzialità divina resta inespressa, non potremmo che sentirci insoddisfatti, inutili, frustrati, e questa sofferenza è una delle peggiori che si possa sperimentare al momento della morte: il tormento di aver sprecato la propria vita e di non essersi realizzati. Il sacrificio è lo strumento per conseguire questa realizzazione. Nella bhakti vengono descritte nove principali forme di sacrificio: nava sevanam. Attraverso di esse, rinnovandole ogni giorno nella pratica della propria vita quotidiana, il bhakta può raggiungere la perfezione.
Shrila Prabhupada, di cui oggi celebriamo la venuta in questo mondo, ci ha mostrato con i suoi insegnamenti e con il suo modello di comportamento, la straordinaria bellezza di vivere continuamente in spirito di sacrificio per risvegliarci alla devozione, al puro Amore per Dio ed ogni Sua creatura che può stabilirsi così in maniera irreversibile nel nostro cuore”.