Giorno 1 - 28 maggio
In una fresca mattina di primavera ci incontriamo con buona parte del gruppo all’ingresso dell’aeroporto di Pisa. Felici di intraprendere questa nuova avventura interiore dopo due anni di pandemia, ci occupiamo delle procedure di check in e, complice la fila corposa, tra i partecipanti iniziano i primi scambi sul viaggio tanto atteso, ormai alle porte.
L’aeroporto è denso di persone dirette in modo frenetico alle mete di vacanza più disparate. In molti di noi brilla la convinzione che questa non sia una destinazione di piacere, che ha il fine di ingannare la mente calmandola per un po’, ma che il viaggio dell’anima ci possa condurre a una dimensione di consapevolezza più profonda dove, eventualmente, affrontare la mente e i suoi prodotti in modo diverso e più maturo, per uscirne rinnovati e più elevati spiritualmente. Il nostro aereo sorvola il Mediterraneo, lambendo la costa gallurese della Sardegna, i cui i profili frastagliati cominciano ad affascinarci. Giunti ad Alghero, un fiammante pulmino con conducente ci attende per portarci all’hotel a Santa Teresa. Lungo la strada, che rivela a ogni curva uno scorcio di paesaggi suggestivi, tra triangoli di mare e colori accesi di macchia mediterranea, i bhajan ci accompagnano preparandoci in modo consapevole all’inizio del viaggio.
Giunti in albergo, ci diamo appuntamento per la lezione introduttiva nel tardo pomeriggio. Abbiamo occasione di ascoltare quanto la sadhana, la pratica quotidiana, sia importante se orientata ad azioni virtuose, e quanto le emozioni siano potenti e distruttive se incanalate verso scopi di involuzione interiore.
Durante la lezione emergono dei concetti che stimolano la nostra attenzione sul modo in cui vogliamo intraprendere il viaggio alle porte. Non desideriamo che sia una vacanza insignificante, ma un’opportunità preziosa che da uno spazio-tempo definito ci avvicini alla dimensione dell’eternità. Con questa consapevolezza viviamo insieme la prima cena, dove non mancano le battute sulle performance culinarie di chef che si dedicano alla cucina vegetariana. Una torta vegana a base di ricotta e marmellata ci fa concludere con dolcezza la bellissima giornata appena trascorsa.
Giorno 2 - 29 maggio
Ancora nel buio della notte ci ritroviamo per la prima esperienza di meditazione di questo viaggio dell’anima. All’uscita dei nostri alloggi ci accoglie un forte vento di maestrale che rigonfia il mare in burrasca.
E’ molto suggestivo meditare di fronte a questo spettacolo della natura proprio sotto il nostro sguardo, poiché si ha davanti agli occhi la potenza del Divino. Per proteggerci dal vento, tuttavia, decidiamo di immergerci nella meditazione all’interno di un anfiteatro costruito in prossimità dell’hotel.
Dopo una ricca colazione a base di cornetti appositamente preparati per noi e altre prelibatezze, ci diamo appuntamento alle 9:30 per la prima escursione del viaggio: un percorso che si snoda nella natura incontaminata tra il promontorio di Capo Testa e il paese di Santa Teresa Gallura.
Prendiamo contatto con i primi profumi di macchia mediterranea che inebriano il nostro cammino: meravigliosi cespugli di cisto dai fiori bianchi e rosa si alternano alla brillantezza della ginestra selvatica. Il mirto inizia a far spuntare le prime bacche, mentre l’asfodelo ha appena perso i suoi bei fiori bianchi e rosa, ma ancora si staglia nel panorama come una presenza forte e costante. Lungo il sentiero verso l’isola di Municca, un’isola nell’isola, ascoltiamo le prime narrazioni che svelano la Sardegna quale terra spirituale fin dai tempi antichi, probabilmente ben prima dell’età del Bronzo.
I racconti sulle tombe di giganti della civiltà nuragica richiamano ua speciale visione della morte come il passaggio dalla vita manifesta a quella non manifesta, che fa da tema anche della lezione del mattino. In quest’ultima si sottolinea come la morte sia un appuntamento obbligato, l’esame più importante dell’esistenza incarnata cui nessuno può sottrarsi, con tutte le sue forti emozioni. Ecco che allora numerose domande stimolano la nostra curiosità: immaginiamo di arrivare impreparati a questo esame, ovvero senza esserci mai posti alcuna domanda in merito, oppure di aver dedicato la nostra vita a comprendere il mistero della vita orientandoci alla ricerca spirituale; effetti completamente diversi caratterizzeranno l’evento morte, sublimandolo da esperienza tragica ad esperienza di trasformazione evolutiva. Poco conta che la vita spirituale si conduca in un monastero, come la monaca che in forma di masso granitico dà il nome all’isola e ne dà il benvenuto, oppure nella società; anzi, quest’ultimo caso è una sfida ancor maggiore, perché “operare nel mondo senza essere del mondo” è il presupposto della bhakti, il vivere nel servizio dell’Essere Supremo
. La chiave di una vita nella gioia è il distacco emotivo, che non deve essere ricercato con la mente né tantomeno preteso, ma va visualizzato come una fonte che sgorga naturalmente dalla consapevolezza che si struttura con la pratica costante della disciplina a spirituale nella via della devozione. Una persona evoluta spiritualmente è distaccata nel senso che, pur continuando a vivere le emozioni, non ne viene né travolta né condizionata in senso involutivo. Con queste riflessioni stimolate da passaggi del libro “Emozioni” di Marco Ferrini, lasciamo il panorama mozzafiato delle Bocche di Bonifacio in burrasca e ci incamminiamo per raggiungere l’hotel per il pranzo. Inaspettatamente, vi troviamo anche un poco di India, degustando delle polpettine fritte a base di quinoa e semi di lino con cumino. Una cheesecake ai frutti rossi preparata apposta per noi conclude un pranzo allegro e gioioso, in cui i partecipanti iniziano a conoscersi sempre di più entrando nell’atmosfera di comunicazione profonda che nasce naturalmente nei viaggi dell’anima. Dopo un breve riposo pomeridiano, ci incontriamo alle 17:30 in una terrazza riparata dal vento, che ancora fa da cornice alla nostra esperienza.
Una lezione sull’importanza del cibo, che può avere una funzione involutiva o evolutiva, accompagna il calar del sole. Concludiamo il nostro ultimo incontro della giornata condividendo una merenda a base di una torta vegana che viene suddivisa tra tutti i partecipanti, momento di condivisione in cui, accompagnati da un canto devozione, si è potuto interiorizzare quanto ascoltato durante la lezione.
Giorno 3 - 30 maggio
Il ritrovo è alle ore 05:00 in una terrazza dell’albergo diffuso che ci ospita in questo viaggio dell’anima. Ancora il vento soffia forte, ma siamo rassicurati sia dal personale dell’hotel che dalle previsioni che presto si calmerà, come le emozioni dirompenti pian piano perdono la loro forza per lasciare spazio, grazie alla sadhana, ad una calma luminosa. E in effetti è proprio la metafora del filo conduttore di questo viaggio, che spazia sul variopinto spettro di emozioni che l’individuo vive partendo da quelle distruttive e condizionanti, che, come direbbe Patanjali, implicano attaccamento, quali la rabbia, la paura, l’angoscia, a quelle virtuose, che sono espressione di un’evoluzione interiore, come la gioia incondizionata. Così fa il vento: nel giro di poche ore trascorse nella meditazione sui Santi Nomi divini e su bhajan cantati insieme, perde la sua potenza, fino a trasformarsi in una brezza leggera. Le onde del mare in burrasca, che fino alle 6 del mattino risuonavano nella risacca in modo costante, paiono rallentare e pian piano mutarsi in un manto piatto di acqua dalle mille sfumature di azzurro. L’acqua finalmente, con la sua purezza, disvela i fondali di sabbia bianca e, illuminata dal sole, forma un gioco di reti dorate.
Oggi ci attende una visita speciale: l’escursione in gommone all’isola di Spargi. Salpiamo con due gommoni in compagnia di altrettanti conducenti che subito stringono conoscenza con noi e ci rivelano i segreti del luogo, nel pieno spirito di accoglienza del popolo sardo. La prima sosta è all’isola di Coluccia, dove una spiaggia tutta per noi ci consente di immergerci in acque cristalline.
Sperimentiamo una tecnica di pranayama nell’acqua sentendone tutti i benefici, soprattutto se teniamo lo sguardo verso il cielo di un celeste terso, privo di nuvole. Ci lasciamo asciugare da un caldo sole: il vento del mattino è ormai un ricordo lontano. L’escursione in gommone procede con l’attracco a Spargi, dove ci accoglie una famigliola di cinghiali in cerca di cibo. Sostiamo per un’oretta, nuovamente bagnandoci nelle acque ritempranti del mare, intonando subito dopo un melodioso bhajan che affascina i presenti.
Perfino i bagnanti sono catturati dal canto: alcuni osservano incuriositi, altri si avvicinano, e improvvisamente ci pare che le vritti (pensieri disturbanti) che al nostro arrivo popolavano la spiaggia si dissolvano nella dolcezza del canto. Si avverte una atmosfera sospesa, intensa spiritualmente, in cui sono coinvolte anche altre persone fuori dal nostro gruppo. I gommoni vengono a riprenderci all’ora di pranzo.
Durante le ore pomeridiane di riposo ci prepariamo per l’incontro delle 18:00, dedicato a bhajan e riflessioni sul tema delle emozioni con la lettura del capitolo “Consapevolezza di sé e consapevolezza emozionale", e alla lezione di pratica Yoga che si tiene sulla terrazza proprio sopra lo specchio d’acqua limpido, accarezzati da una lieve brezza.
Alcuni avventori dell’hotel, incuriositi dalle asana, si uniscono alla pratica, lasciandosi coinvolgere. La cena chiude quest’altra splendida giornata trascorsa sulle onde della conoscenza, nella via della bhakti e degli insegnamenti di Shrila Gurudeva.
Giorno 4 - 31 maggio
Dopo la tradizionale meditazione del mattino alle prime ore dell’alba, ci apprestiamo alla pratica dello Yoga di fronte a una distesa di mare lievemente increspato.
Il vento è sostenuto, ma questo non ferma la nostra determinazione verso un appuntamento così importante qual è quello della pratica di asana, pranayama e carana che risvegliano corpo e mente. La nostra fermezza viene premiata con lo spuntare del sole a metà della lezione, che scalda sia il corpo sia il cuore.
Durante la pratica attiviamo le articolazioni minori e potenziamo il tono muscolare per prepararci adeguatamente al trekking che ci attende in mattinata alla Valle della Luna, una magica conca digradante sul mare ricca di rocce granitiche scolpite dal maestrale di millenni, dove ognuno di noi scorge le varie forme di manifestazioni viventi che originano dal Creatore.
Una tartaruga ci accoglie attraversando il nostro sentiero: un cane la disturba, visibilmente spaventandola, mentre il padrone del cane non fa nulla per allontanarlo dal carapace indifeso.
Questa scena ci risveglia un sentimento di compassione per la tartaruga, e si collega allo spunto di riflessione che ci viene offerto durante la lezione del mattino secondo cui l’attaccamento a un solo (o a due, o tre) esseri viventi, ingigantisce l’ego. Restringere il nostro affetto a una cerchia ristretta di persone o animali comporta un allontanamento dal Sé e ciò limita l’evoluzione interiore. Di contro, un tuffo anche in una parte minimale della nostra natura spirituale cancella completamente ogni condizionamento e registrazione inconscia.
Il cammino verso il Sé deve essere sostenuto da una profonda serenità interiore: ognuno deve fare il meglio che può nella situazione in cui è, senza azzardare un passo più lungo della propria gamba.
Non dobbiamo preoccuparci di scontentare le persone se le scelte che facciamo, sia pure ancora non ottimali dal punto di vista assoluto, ci rasserenano, purché siano nell’ordine cosmo-etico (dharma): infatti, in questa prospettiva l’affetto si trasforma in Amore. La bellezza struggente del luogo, suggestivo per la presenza di enormi massi granitici tagliati dagli antichi con tecniche ingegnose per costruire robuste costruzioni, fa da cornice a queste riflessioni e a un bhajan che nuovamente attrae anche gli altri visitatori del luogo. Durante il canto, alcuni di noi vedono la manifestazione collettiva della Vita, la quale si dipana in attività materiali che si svolgono secondo il Gioco Divino: fiori multicolore che ondeggiano alla brezza del vento, gruppi di formiche che si affannano per portare a compimento le proprie attività, una bambina che nuota spensieratamente nell’acqua cristallina. Tutto ci pare avere un ordine perfetto, e questa sensazione dona pienezza nel cuore.
Torniamo in hotel per pranzare tutti insieme. I cuochi del ristorante dimostrano tutti i loro sforzi per accontentare la nostra scelta vegana, ingegnandosi ogni giorno per soddisfarci. Nel pomeriggio alcuni di noi si riuniscono per ricreare una mridanga con una pianola elettrica, perché desideriamo che i nostri bhajan siano il più possibile ispiranti per tutti nell’ottica dell’avvicinamento al Sé. Dopo un breve riposo ci incontriamo a fine pomeriggio per fare una passeggiata breve a Santa Reparata, in direzione di Castelsardo.
Ci fermiamo per una lezione sulla filosofia Yoga, ispirati dal testo “Emozioni” del Maestro Marco Ferrini che fa da filo conduttore al viaggio, apre ad una visione ampia e luminosa, infonde la consapevolezza della dimensione del cuore.
Giorno 5 - 1 giugno
Giorno 6 - 2 giugno
Il ginepro, simbolo di protezione e buon auspicio, si alterna alla ginestra selvatica la quale, per la sua capacità di crescere anche in suoli poveri, simboleggia la modestia e l’umiltà, due qualità essenziali per il ricercatore spirituale. E ancora il lentisco, la cui pianta è legata alla storia di Sant’Isidoro che, convertitosi al cristianesimo, rimase a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in un’isola greca. La sua unica compagnia era un arbusto di lentisco: quando il Santo lasciò il corpo, il lentisco, per la grande sofferenza che lo investì, pianse resina.