Vrindavana- Agra- Jaipur - Diario del 31 agosto 2012
La partenza è ormai prossima, ciò contribuisce a rendere ancora più sentita e viva la partecipazione del gruppo agli incontri delle sette di mattino. L’intensità della condivisione aumenta, quasi a compensare il poco tempo rimasto per stare insieme, avvolti in un caldo abbraccio famigliare e in una dimensione spirituale.
Alcuni partecipanti chiedono di approfondire temi come la capacità di discernimento o i sensi di colpa, che generano riflessioni e testimonianze spontanee e vere. Stimolanti sono le domande sull’origine e la causa della sofferenza, la responsabilità della onsapevolezza individuale e dell’agire collettivo e ognuno offre la propria visione, in una prospettiva di speranza e trasformazione.
La vera conquista è quella realizzazione di coscienza che favorisce la relazione interiore con il divino e qualcuno rivela di averlo percepito qui per la prima volta.
Il nostro Viaggio dell’Anima a Jaipur, che un membro del gruppo con sentita partecipazione ha rinominato “Il Viaggio alla ricerca delle Murti perdute”, continua presso il tempio di Radha Gopinath, dove ci rechiamo in mattinata. E’ un pellegrinaggio in luoghi remoti e dimenticati dagli itinerari turistici classici, mantenendo così preservata la loro sacralità. Per ognuno diviene ormai naturale accedervi con grande rispetto ed umiltà, riscontrando apprezzamento e ospitalità da parte dei devoti locali, che intonano un bhajan a cui partecipiamo e rivolgiamo con loro alle divinità. E’ impossibile rimanere indifferenti a tanta devozione e sentimento, che ispirano e divengono contagiosi. Alla sinistra della corte del tempio scorgiamo una teca che conserva una veste ed un cappello appartenuti a Madhu Pandit Gosvami, il santo che ha adorato la divinità di Gopinath. Una reliquia unica e impreziosita ancor più, perché intessuta completamente da fili in grani di Tulasi.
Nel pomeriggio visitiamo l’ultimo tempio del nostro itinerario, anch’esso dimenticato dalle guide turistiche. E’ il tempio di Vinodilal, dov’è custodita la murti originale adorata da Lokanath Goswami, un saggio che si contraddistinse per la sua infinita umiltà, rispecchiata dall’ambiente stesso in cui ci troviamo. In mezzo all’essenzialità del luogo, le divinità risaltano e divengono il centro della nostra attenzione, qualcuno si siede di fronte ad esse e le osserva a lungo, in silenzio, con commozione. Il senso di devozione è una grande forza che emana e promana e l’umiltà diviene una qualità, una virtù a cui tendere, laddove era considerata una debolezza fino a ieri. Forse il Brahmino di questo tempio ha percepito la predisposizione del gruppo, forse ha apprezzato il Bhajan che abbiamo offerto, forse ha voluto premiarci per la ricerca che ci ha condotti sin lì, qualcosa ha mosso in lui il sincero desiderio di invitarci a pranzo il giorno dopo, un gesto di ospitalità inatteso che ci ha toccato nel cuore e che abbiamo accolto con gioia. Così si è realizzato il coronamento del nostro pellegrinaggio, con una modalità spontanea, semplice e allo stesso tempo di grande significato e valore.