Vrindavana- Agra- Jaipur - Diario del 1 settembre 2012
Iniziamo la giornata con l’ultimo incontro del mattino, reso ancora più intenso e importante grazie all’ascolto di una lezione registrata di Marco Ferrini, Shriman Matsyavatara Prabhu, che innalza il senso di consapevolezza del gruppo e del processo interiore in corso favorito da questo Viaggio dell’Anima. Dalla sua voce, che alcuni commentano “risuonare come una melodia”, apprendiamo la differenza inconciliabile - se rimaniamo nei parametri mondani - tra realtà e illusione, tra gusto superiore e gusto inferiore.
Quando il ricercatore ha assaporato anche una piccola goccia di quest’Oceano di Amore e Compassione, la sua ricerca spirituale non può che continuare sulla scia di Maestri Illuminati. L’Amore Universale dato e ricevuto è una qualità funzionale, intrinseca, essenziale al Vivere. A queste parole seguono profonde riflessioni e l'esternazione di un profondo senso di gratitudine.
Qualcuno dichiara di aver finalmente trovato il proprio percorso e che questo viaggio è solo l’inizio di uno ancora più importante, quello della Conoscenza Spirituale.
Per qualcun altro rappresenta la riappacificazione con il Divino, espressa tra le lacrime. Un Dio che accoglie e abbraccia tutti senza badare a denominazioni e senza bisogno di alcun dogma. Tutti esprimono il desiderio, per alcuni addirittura una necessità, di dare continuità al rientro e di mantenere il contatto e le relazioni. Tutti hanno scoperto qualcosa di sé, attingendo alla parte migliore del loro essere, e l’intento comune è di procedere in direzione di questa nuova luce che ci unisce.
Con questo spirito ci avviamo all’appuntamento delle 11.30 presso il tempio di Vinodilal, dove il Brahmino e alcuni devoti ci attendono. Intoniamo l'ultimo bhajan di questo nostro viaggio, raccolti in cerchio di fronte alle Divinità e al termine del quale siamo invitati ad accomodarci in un’ala del tempio dove ci viene servito il pranzo prasada. Tutto é pregno di significato, dalla generosità e abbondanza delle pietanze, all’umiltà con cui i devoti riempiono i nostri piatti e attendono di mangiare solo una volta certi che tutti noi siamo sazi.
Non sappiamo come contraccambiare tanta ospitalità, se non adattandoci con gioia e gratitudine alle usanze locali, sedendoci sul pavimento e imparando a rispettare il cibo con l’uso della mano destra, un atto quanto mai naturale anche se dimenticato. L’imbarazzo iniziale si trasforma in scoperta di gesti e gusti nuovi, in perfetta armonia con la tradizione classica indovedica. Ci sentiamo ancora più intimamente uniti tra noi, attratti e partecipi a quest’antica cultura ed intensa spiritualità, che abbiamo ri-trovato grazie ad un atto di volontà e alla buona predisposizione che ognuno ha avuto in questo Viaggio alla Ricerca del Sacro.