Maratea - Diario 1 giugno 2021
Dopo la meditazione e la lezione di Yoga ci incontriamo in una della terrazze dell’hotel che non avevamo mai avuto occasione di sperimentare.
Il direttore della struttura ci offre questa soluzione alternativa e capiamo subito che la nuova location è gradevole e funzionale quanto le altre. Una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista si presta quest’oggi a fare da cornice alle nostre riflessioni su Divinità Umanità e Natura, su come tradizione e contemporaneità possono restare indissolubilmente legate attraverso il collante del dharma. Gli strumenti dello studio si possono trasformare nel tempo, prendere forme diverse e allo stesso tempo mantenere invariati valori ed autenticità nel messaggio. Consci di ciò, prima dell’incontro siamo stati tutti attratti da questi strumenti di studio, sentendone la preziosità, come fosse un tesoro non più nascosto ma finalmente disponibile.
Al termine dell’incontro, i bhajan e i canti della bhakti che generalmente ci accompagnano in queste occasioni, attirano il maitre dell’hotel che si avvicina e confessa quanto questa musica gli colpisca il cuore, un’affermazione forte ed inaspettata, ma al tempo stesso una conferma di cui non ci stupiamo.
Al pomeriggio ci dirigiamo al porto per salpare alla scoperta dell’Isola di Aedina. Con i capitani delle due imbarcazioni, Andrea e Cono, andiamo nuovamente verso la costa della Calabria ma questa volta per mare e sbarcati a destinazione iniziamo il nostro trekking. L’isola è davvero disabitata, selvaggia, la natura e la fauna hanno preso il sopravvento. I gabbiani che governano il cielo soprastante ci ricordano l’isola delle formiche in cui siamo sbarcati pochi anni fa, un piccolo isolotto che emerge dai fondali al largo del parco dell’uccellina in Toscana. In questa nuova meta il sentiero da facile si trasforma impervio, non è facile trovare le tracce di un percorso ormai in disuso, ma il gruppo è compatto e determinato e ci riusciamo; così arriviamo alla torre normanna che si trova nello sperone finale che volge verso ovest dove si specchia il mare aperto. La Divinità che protegge, Narasimhadeva, ci accompagna nel canto e presiede come riferimento nel breve discorso che condividiamo una volta saliti tutti sulla torre. Tutto questo per stimolarci a coltivare l’abbandono al divino come ultimo, ma non per importanza, elemento di riflessione di questo Yoga Retreat sulla meditazione. Rientriamo felici, Niccolò e Sofie, due giovani anime che ci hanno accompagnato in questo percorso, insieme alle loro insegnanti di Yoga, giocano gettando, una dopo l’altra, delle piccole pietre nei fondali marini per ricordare una antica narrazione del Ramayana; la costruzione del ponte di pietre da parte di Hanuman al fine di sconfiggere Ravana dell’isola di Lanka.
Una sosta nella grotta azzurra precede il rientro. Giornata intensa, ricca di soddisfazioni e riflessioni, che permette di rinforzare quanto siamo riusciti a coltivare in questi giorni passati insieme.