Kurukshetra Vrindavana Jagannath Puri - Diario 25 febbraio 2019
Oggi, in una calda giornata di sole, siamo andati a visitare il Forte Amber. Siamo partiti con l’autobus alle 10:00, dopo le attività di meditazione e Yoga, e siamo arrivati alle 11:00. Il complesso formato dal Forte Amber e dal Forte Jaigarh è situato ad Amer, cittadina a 11 km da Jaipur e collocato sulla collina delle aquile (Cheel Ka Teela).
Venne costruito dalla tribù dei Meena verso il 900 d.c. e fu la residenza del Maharaja Rajput. Le due strutture sono considerate un unico complesso in quanto sono collegate da un passaggio sotterraneo che serviva in caso di attacco come via di fuga per i membri della famiglia reale. Nel 2013 il Forte Amber viene dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Al nostro arrivo la fortezza si presenta da subito impressionante per le sue dimensioni: ha grandi mura e sentieri in pietra, la struttura domina su un lago (lago Maota) che rappresenta la sua principale riserva idrica. Percorrendo una grande scalinata a piedi, abbiamo raggiunto il palazzo fatto di arenaria rossa e marmo, ricco in dettagli orientaleggianti e che si sviluppa su quattro livelli, ognuno con un suo cortile: la sala delle udienze pubbliche (Diwan-I-Aam), la sala delle udienze private (Diwan-I-Khas), il palazzo degli specchi (Sheesh Mahal) e il Sukh Niwas in cui viene creato un clima confortevole prodotto dai venti che soffiano sopra ad una cascata d’acqua incanalata all’interno del palazzo. Di questi livelli ci hanno colpito maggiormente gli ultimi due che sono separati da un verde ed irrigato giardino. Il palazzo degli specchi è tempestato di vetri, specchi e decori minuziosi e, come si legge nelle sue descrizioni storiche, possiamo immaginare il lume delle candele che fanno brillare tutto il palazzo donandogli un’atmosfera romantica.
Nel forte vi era un tempio dedicato a Kali e per questo venivano eseguiti sacrifici anamali (fino al 1980): questo ci porta un po' di amarezza ma anche gratitudine per avere la possibilità di seguire un percorso diverso che mette al centro la virtù e la relazione con gli altri esseri viventi, con il creato e con il Creatore.
In cima al Forte Amber possiamo osservare il paesaggio circostante: il Forte Jaigarh con le sue mura, le colline morbide nella pendenza e il cielo azzurro che si espande nell’immensità abbellendo la grande opera. Scendendo i gradini della fortezza abbiamo riflettuto su quanto la bellezza può risultare sterile e vuota se è fine a se stessa, se non è collegata alla virtù e ad un principio superiore che permette l’evoluzione e la trasformazione della persona. L’opera non può portare soddisfazione se non si collega al fine dell’esistenza, il fascino presto termina e lascia il posto ad un senso di vuoto e frustrazione.
Ci ricolleghiamo a questa riflessione nella lezione delle ore 16:00, eravamo sulla terrazza accarezzati dalla brezza del vento e guardati dal cielo blu. La bellezza ci da l’illusione di fare un’esperienza piacevole che gratifica la mente, ma questa ha dei limiti: cattura i nostri sensi portandoli all’esterno, allontanando la persona dal vero sé e coprendo la coscienza come una nuvola copre il cielo sereno.
Abbiamo letto il dodicesimo canto della Bhagavad-Gita in cui si descrivono diverse modalità per avvicinarsi al Divino e il servizio devozionale che rappresenta assieme alla guida del maestro spirituale la via meno difficoltosa.
La relazione con Dio nella forma impersonale non è durevole come lo stupore che si prova davanti ad una grande opera fine a se stessa, a primo impatto può portare una felicità ma questa è illusoria e temporanea e riporterà il soggetto verso un piano materiale.
La relazione personale con il divino invece porta soddisfazione e beatitudine inesauribili, che qualcuno di noi ha potuto intuire nei luoghi sacri visitati durante il viaggio.
Ci siamo lasciati portando nel cuore il giardino di Kanak Vrindavan, la seconda tappa di questa giornata, dove abbiamo gustato il pranzo al sacco preparatoci dai cuochi dell’hotel. Un luogo voluto da una benestante famiglia vaishnava (Birla), pulito e tranquillo, decorato con tante fontane e con giochi d’aqua. Il giardino ospita pappagalli, uccelli, piante e una moltitudine di fili d’erba che si muovono accompagnati da una musica rilassante che ha sintonizzato anche noi su una dimensione di serenità e pace. Abbiamo potuto sederci sull’erba soffice, chiudere gli occhi e ascoltarci desiderando scorgere il sé con le sue caratteristiche di beatitudine, cocienza ed eternità.